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Non è stato possibile
registrare l’intervento che Bergonzoni ha tenuto al Teatro
degli Industri nella serata con Stefano Bartezzaghi.
Tuttavia abbiamo voluto che anche Bergonzoni fosse presente
in questa raccolta e lui è stato così gentile da inviarci il
testo qui riprodotto. Cosa della quale lo ringraziamo
vivamente.:
I
dodici Apostoli, i due ladroni (Alì bebè, il figlio piccolo
e gli altri trentotto), i tre dell’Ave Maria, i quattro più
quattro di Nora Orlandi, Natalino Otto, Franco primo e
Franco quarto, il trio Lescano, Duilio, 007, sette spose per
sette fratelli, i tre porcellini, quarantaquattro gatti in
fila per sei riporto di due, quindici uomini quindici uomini
sulla bara del morto, la rosa dei venti, Biancaneve e i sei
nani (purtroppo Mortolo non c’è più), le sette meraviglie
del mondo (me escluso) sono solo alcuni esempi (18) di cosa
possono i numeri ed i loro derivati.
B asti
pensare che per numero si intende un ente astratto impiegato
alla determinazione quantitativa delle grandezze (un
esempio: il mio papà ha il quarantaquattro di scarpe pur
avendone due sole…).
I
numeri, come scoprì Irvin Kateg, si dividono in più
categorie: numeri romani (er sette, er due), numeri arabi o
da masticare, numeri illeggibili (ventiyyhrrq,
quaraspppllkk, ottwantiiiii), numeri del telefono
(051/9445567 oppure 0432/561243…), numeri del lotto (sedici,
quattro, settantasette e soprattutto l’otto), numeri
dozzinali (quel cacchio di sei, quello schifo di nove…),
numeri civici (44, 12, 34 e potrei farne tanti altri perché
in quella strada conosco un sacco di gente), numeri
limitanti (29 e basta, sedici e basta, undicimilioni e
basta), numeri limitanti se non di più (44 basta e avanza,
sei miliardi basta e avanza e così via), numeri inespressi
ma di qualità (conosco un ragazzo che a ventisette anni ha
vinto la maratona Tangeri Brno Tangeri Brno Tangeri Brno
Tangeri Brno Tangeri Osaka Brno Tangeri e appena è arrivato
è andato a correre la marcialonga Bombay Longa Bombay… -
Dici davvero? Sì, quel ragazzo ha dei numeri…), numeri di
scarpe, di targhe, di guanti.
I l
mondo è dominato dai numeri (volete un esempio? Il mio papà
ha il 49 di scarpe pur avendone due sole. Ne volete un
altro? Il mio papà no).
A ritmete
uomo algebrico e scopritore della forza elettrica dei cani
(meglio conosciuta come la carica dei cento e uno) fin dal
90 a.C. sostenne la tesi che un numero sommato a un altro
numero non può che darne la somma esatta. Tacito al riguardo
non disse altro, Talete tornò a Mileto (dove aveva una
piccola azienda di lampadari inutili perché la luce non
c’era ancora), la regina Vittoria perse per la prima volta e
molti amici di Anassimagora e Anassimene se ne andarono da
Anassimandro entusiasti della scoperta ma stupiti per la
stupidità di tale scoperta.
S e
si pensa che la parità o disparità dei numeri deriva dai
numeri e non dal concetto di parità e disparità, si può
capire cosa aveva mangiato e come lo aveva digerito il
filosofo e matematico Mirabò che non contento in una delle
sue più brutte crisi digestive scoprì i numeri idioti:
trecentoe, querentesecci, novacintovacono, seisensasei,
dodicimiracaibi.
P adre
invece dei numeri immorali fu chi capì che alla quantità
dell’azione può corrispondere la qualità. Un esempio di
numero immorale è: sono stato con trentatré ragazze per
sedici volte in quarantaquattro notti di seguito; noi
intuiamo subito che 33, 16 e 44 sono magicamente diventati
numeri di merito e non più oggettivi o assoluti. Volete un
altro esempio? Oggi ho finito mio zio Moreno con
settecentoventotto colpi di pantofola allo sterno, poi mi
sono fatto quattro belle risate: noi subito capiamo che i
numeri 728 e 4 sono ineluttabilmente diventati immorali
rispetto all’azione apparentemente e numericamente normale e
priva di interesse (se non si è parente amico o creditore di
tal zio Moreno pace all’anima sua).
A lle
volte penso a proposito dei numeri che quando mio figlio
avrà ventidue anni e io ne avrò quaranta, lui ne avrà trenta
e allora mi rattristo, anche perché penso che la differenza
di età tra me e lui sarà inversamente proporzionale alla
distanza che intercorre tra le due orecchie di mia figlia
che avrà allora tredici anni. Se penso poi che il peso di
mia figlia e di mio figlio sommati danno l’età di mia moglie
meno i miei anni e diviso le prime tre cifre della targa
della mia macchina impazzisco.
N on passa giorno che non mi chieda il
perché e non passa giorno che non mi chieda di che cosa.
C ent’anni
fa chissà a che numero corrispondevo, che parte del totale
ero, in che percentuale di vita, la prima o la seconda delle
mie sette mi trovavo: alle volte bastano tre millimetri per
arrivare a zero, altre volte dodici giorni per tornare a
mille…
C he
ore saranno adesso a Greenwich? Le dieci potrebbe dire
qualcuno, le undici potrebbe pensare qualcun altro… Il bello
è che sono tutte ore esatte, dipende solo dall’ora in cui si
legge quello che ho chiesto.
U n
esempio? Mio padre ha il quarantanove di scarpe pur avendone
soltanto due. Com’è misteriosa la vita quantitativa e io
proprio per questo alle volte la preferisco a quella
qualitativa, nel senso che mi dà più coraggio sapere quanto
sono più che chi sono, che altro non è che il mio codice
deontologico, un numero anch’esso che si trova tra il dodici
e il quattordici senza essere il tredici. Forse corrispondo
geneticamente e matematicamente a un numero con la virgola,
cioè che continua e non a un punto che significherebbe la
parola fine.
Grosseto,
mercoledì 9 aprile 2003
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